Frutti di bosco - storia, produzione, commercio

Con il termine “frutti di bosco” si fa riferimento ad un gruppo eterogeneo sia per specie che per tipologia di frutta fresca, indicata anche con altri sinonimi, come “piccoli frutti” o “frutti minori”. Si tratta di piante spontanee di sottobosco, dalle dimensioni ridotte dei frutti: questi ultimi infatti si sviluppano nel particolare clima umido del sottobosco e raggruppano al loro interno tutte le specie a “bacca” che crescono spontanee, come mirtilli, more, lamponi, ribes, fragola di bosco ed uva spina.

Nonostante i frutti di bosco crescano spontaneamente in ambienti boschivi o montani, oggi vengono anche coltivati, talvolta con metodi tipici dell'agricoltura moderna, ma più spesso in maniera semi – artigianale.

I frutti di bosco sono presenti in commercio soprattutto durante la stagione estiva: essi sono anche considerati “frutti minori” a causa della facile deperibilità dei frutti, che causa la limitata commercializzazione dei frutti di bosco sul mercato ortofrutticolo internazionale rispetto ad altre categorie di frutta estiva, come ad esempio pesche e pere.

I frutti di bosco hanno un basso contenuto calorico e sono ricchissimi di valori nutrizionali benefici: essi hanno elevate quantità di vitamina A, vitamina C e alcune vitamine del gruppo B, composti essenziali per la nostra salute, che hanno la capacità di rinforzare il sistema immunitario, produrre effetti protettivi sull’apparato cardiovascolare ed favorire la costituzione e il rinnovamento del collagene, la proteina strutturale per eccellenza, che si ritrova in tutti i distretti del corpo, dalla pelle alle cartilagini, dai tendini alle ossa, dai denti ai vasi. I frutti di bosco hanno inoltre un buon contenuto di sali minerali e acidi organici, quali potassio e magnesio, importanti per il corretto svolgimento di molte funzioni fisiologiche del nostro organismo; essi contengono inoltre carotenoidi, antiossidanti e precursori della vitamina A, decisiva per preservare la vista.

I frutti di bosco si distinguono per l’importante apporto di fibre, necessarie per consentire lo sviluppo di una flora batterica sana, regolarizzare le funzioni intestinali e proteggere l’organismo dal cancro del colon. Certamente la qualità più importante dei frutti di bosco sta nell’alto contenuto di antiossidanti, importantissime sostanze che combattono l' azione dei radicali liberi (composti estremamente reattivi, responsabili dell' invecchiamento dei tessuti), grazie all’azione dei flavonoidi, di cui i frutti di bosco sono ricchi, cioè composti della famiglia dei polifenoli, idrosolubili e conosciuti anche come bioflavonoidi o vitamina P: essi sono responsabili delle colorazioni dal blu al viola (determinate dagli antociani o antocianine) che ritroviamo caratterizzare quasi tutti i frutti di bosco, come anche tanti altri fiori e frutti freschi.

Oltre alle proprietà antiossidanti, i frutti di bosco hanno anche proprietà antiradicaliche che gli permettono di contrastare la fragilità capillare, le modificazioni cellulari e gli effetti dell' ipercolesterolemia (eccesso di colesterolo nel sangue).

Le specie più diffuse di frutti di bosco sono:

  • FRAGOLA O FRAGOLINA DI BOSCO (nome botanico: Fragaria x ananassa, un ibrido tra F. virginiana e F. chiloensis, oppure Fragaria vesca): Si tratta di una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Rosacee, che si propaga per stoloni ed è caratterizzata dalla presenza di un breve fusto per lo più interrato (rizoma), su cui sono inserite foglie e infiorescenze; dalla base del fusto partono anche radici primarie e secondarie che formano un apparato radicale fascicolato. I fiori, riuniti in infiorescenze, hanno cinque petali bianchi. L’impollinazione è di tipo anemofilo (vento) ed entomofilo (insetti pronubi).

Le fragole di bosco sono molto più piccole delle sorelle maggiori ed inoltre il loro sapore e profumo sono più intensi e dolci; esse vengono raccolte da giugno ad agosto.
Botanicamente il frutto della fragola di bosco è un falso frutto: infatti il vero frutto è rappresentato dagli acheni, cioè da quei “semi” inseriti più o meno profondamente sulla superficie dell’epidermide.
A seconda della varietà esistono forme e colori diversi del frutto, che può presentarsi più o meno arrotondato o conico con variazioni di colore dal rosso aranciato al rosso scuro.
La raccolta è subordinata al tipo di fragola coltivata e comunque, se opportunamente programmata, solitamente si protrae da maggio a settembre.

Due raggruppamenti distinguono le piante di fragola: unifere e rifiorenti; le prime fioriscono e fruttificano una sola volta in primavera, mentre le rifiorenti fioriscono e fruttificano quasi ininterrottamente dalla primavera fino ai primi freddi invernali.
La propagazione della fragola di bosco avviene per stoloni, cioè con fusti striscianti che si originano durante la fase vegetativa e che, radicando, danno origine ad una nuova pianta uguale alla pianta madre. La fragolina di bosco si moltiplica sia per via vegetativa che per semi; in particolare la varietà Regina delle Valli si moltiplica solo per seme per la mancata emissione di stoloni.
Questo tipo di frutta fresca necessita di terreni freschi, sciolti, fertili, senza ristagni idrici con reazione sub-acida-acida (pH 6,5-5,5). La fragolina di bosco è inoltre sensibile alle carenze di ferro (terreni calcarei con pH elevato).
La specie di fragolina di bosco si adatta molto bene a tutte le aree climatiche, dalle zone collinari fino alle zone montuose con 1500 m di altitudine s.l.m, dove si possono ottenere pregiate produzioni tardo-estive. Temperature medie ottimali della pianta sono comprese tra i 20 e i 25 °C: essendo però una pianta che soffre di eccessi climatici,  valori estremi sia estivi che invernali possono risultare fatali alla fragola di bosco. In particolare, per quanto riguarda le coltivazioni di fragole di bosco, esse sono soprattutto sensibili alle gelate primaverili che causano necrosi dei fiori e conseguenti deformazioni dei frutti; dannosa è anche la pioggia prolungata nel periodo compreso tra la fioritura e la maturazione per problemi di sanità del prodotto che viene infettato da patogeni fungini.
Oggi sul mercato ortofrutticolo internazionale sono presenti diverse tipologie di piante di fragola di bosco, differenti a seconda del risultato produttivo che si vuole ottenere.
In generale, al momento dell’acquisto, si può scegliere tra piantine di fragola fresche per raccolte primaverili precoci, piantine frigoconservate per impianti da effettuarsi in qualsiasi momento dell’anno per produzioni primaverili, fuori stagione e in pieno campo, e piantine in vasetto per produzioni primaverili a rapido attecchimento.

  • JOSTA (nome botanico: Ribes nigridolaria): si tratta di un cespuglio a foglie caduche, appartenente alla famiglia Saxifragacee . La pianta è un un ibrido tra uva spina e ribes nero, ottenuto per incrocio naturale tra le due specie e dalle quali trae il singolare appellativo per combinazione della parte iniziale dei nomi in tedesco dei capostipiti. In effetti la Josta nasce da una volontà di miglioramento dei caratteri di spinosità dell’uva spina e della sensibilità alla ruggine del ribes nero: tali obiettivi sono stati raggiunti dando origine ad un frutto merceologicamente poco appetibile. Il sapore di questo ibrido ricorda sia il ribes nero che l’uva spina, anche se molto più tenui sono le note aromatiche di entrambe le specie. La pianta della Josta è un cespuglio di buon vigore e di facile allevamento, con rami assurgenti che può superare i due metri di altezza; le foglie sono caduche, di colore verde intenso a dalla ampiezza mediamente di 5 cm. Il cespuglio è molto resistente ai rigori invernali e ben si adatta ai climi di montagna; il risveglio primaverile è tuttavia precoce e ciò lo rende sensibile alle gelate tardive.

La produzione dei frutti avviene sui rami di un anno ma anche su legno più vecchio  e generalmente sono raggruppati in grappolini di 3-5 bacche: una soddisfacente produzione di bacche di Josta è richiamata da una potatura medio-forte con l’asportazione di interi rami dalla base del cespuglio. I frutti delle Josta sono delle bacche di colore nero brillante del diametro di circa 1,5-2 cm, che, come quelle del ribes nero, sono estremamente ricche di Vitamina C: si tratta di frutti di notevole appariscenza e di sicuro effetto se posti in composizione con gli altri frutti di bosco e per usi di pasticceria; per queste particolari caratteristiche la coltivazione della Josta viene consigliata solo per limitate superfici come accompagnamento ad impianti di piccoli frutti.
La natura ibrida della Josta e la conseguente ricchezza di caratteri miglioratori fanno si che pochi o nulli siano i problemi fitosanitari che affliggono la coltura; rari possono essere gli attacchi della tentredine del ribes (Pteronidea ribesii) e comunque facilmente risolvibili con un trattamento insetticida appena verificati i primi danni.

  • LAMPONE (nome botanico: Rubus idaeus) Si tratta di un arbusto cespuglioso, appartenente alla famiglia delle Rosacee, a foglia caduca. Il sistema radicale di tipo fascicolato rappresenta la parte perenne della pianta di lampone, mentre il frutto della pianta, appunto il lampone, è un frutto estivo (epoca di maturazione che varia da maggio a settembre), dal sapore dolce, molto apprezzato dai bambini.

Il gusto del lampone varia a seconda della varietà ed è generalmente dolce-aromatico; anche il colore del lampone varia da una cultivar all’altra, toccando tutti i toni del rosso, ma anche del giallo e del nero.
In base al tipo di fruttificazione i lamponi sono soliti dividersi in 2 classi: i lamponi uniferi e i lamponi rifiorenti. Le varietà di lampone unifere fruttificano una sola volta l’anno, mentre le varietà bifere o rifiorenti  fruttificano sia sui rami vecchi – a inizio estate – che sui rami nuovi – a settembre.
Il lampone è attualmente il frutto di bosco più coltivato, ma anche quello con maggiori esigenze di substrato: nonostante infatti sia una pianta che, grazie alla sua rusticità, si adatta a terreni di natura differente, esso predilige in generale terreni ricchi di sostanza organica, sciolti, freschi, privi di calcare, con reazione sub-acida (pH 6-6,5) e ben drenati, per non incorrere nel rischio di clorosi o asfissia radicale.
Il lampone unifero può essere coltivato fino a 1200-1500 metri s.l.m., mentre il lampone rifiorente dà una buona produzione di lamponi fino a 800-900 metri s.l.m.. E’ significativo sottolineare che ad ogni 100 metri di dislivello corrispondono circa 4 giorni di anticipo o ritardo nella maturazione. Il lampone sopporta bene le basse temperature invernali e meno le elevate temperature estive.
I lamponi si coltivano in filari, mediante l’utilizzo di pali e fili orizzontali sui quali legare i tralci: è opportuno solitamente proteggere il terreno con teli di plastica nera per evitare lo sviluppo di agenti infestanti. Per le irrigazioni non vanno bagnate le foglie, per evitare lo sviluppo di malattie fungine. Il frutto del lampone risulta maturo quando si stacca senza difficoltà dal peduncolo.
I lamponi sono ottimi da consumare freschi ma anche surgelati; essi inoltre hanno proprietà benefiche ottime per l’organismo. Il lampone è infatti ricco di vitamine C e B, di zinco, ferro e acido folico; esso ha un effetto diuretico, depurativo, astringente e rinfrescante: viene consigliato anche come tonico a chi soffre di anemia e di reumatismi.
Le tisane a base di lampone sono leggermente lassative e da secoli vengono utilizzate dalle donne all' utlimo mese di gravidanza per prepararsi al parto. I lamponi inoltre sembrano essere indicati anche nelle diete di chi soffre di diabete.

  • MIRTILLO (nome botanico: Vaccinium corymbosummirtillo gigante americano): si tratta di un arbusto cespuglioso spontaneo, appartenente alla famiglia delle ericacee, che si sviluppa soprattutto nelle regioni settentrionali d’Europa e dell’America del Nord. La pianta di mirtillo è un arbusto cespuglioso a portamento eretto, caratterizzato dalla presenza di germogli che si accrescono dalla base o dal colletto. Il sistema radicale, superficiale ed espanso, è costituito da radici molto fini; i fiori, di colore bianco o rosa pallido, hanno la forma di una piccola campanella rivolta verso il basso e sono riuniti in infiorescenze. Il frutto invece è una bacca globosa dal colore variabile dal bluette al blu nerastro o al rosso, ed è reso più chiaro da uno strato pruinoso identificativo della varietà. La polpa è bianco verdastra ed ha un gusto dolce acidulo più o meno aromatico.

I mirtilli costiuiscono il genere Vaccinium, che comprende circa 400 specie. Quello tipico europeo, che cresce spontaneo, è il Vaccinium myrtillus; quello americano, detto anche mirtillo gigante, in effetti deriva dal Vaccinium Corymbosum, un arbusto selezionato nel XX secolo in America nella regione dei grandi laghi. Il mirtillo gigante, Vaccinium Corymbosum porta i fiori in un corimbo (simile a un grappolo), rispetto a quello europeo, ha una pianta più vigorosa, un frutto più grosso e consistente, dal gusto più dolce e dalla polpa di colore più chiaro. Dalle zone più calde degli Stati Uniti derivano invece le altre specie come il conilopide (Vaccinium ashei), poco noto in Europa.
Si può affermare che oggi il mirtillo consumato allo stato fresco è costiuito dal Vaccinium Corymbosum, quello utilizzato dall’industria delle confetture e degli sciroppi è costituito dal Vaccinium myrtillus europeo o canadese. Pur avendo composizioni chimiche diverse, entrambi sono ricchi di polifenoli e più in generale di sostanze naturali antiossidanti (mirtillene, ma non solo).
In generale il mirtillo, nelle sue varietà blu, nera e rossa, è raccolto da giugno a settembre; tra i frutti di bosco menzionati,  è in assoluto il più ricco di antocianine, che svolgono un' azione protettiva dei capillari: si rivelano un valido aiuto contro i disturbi del microcircolo e gli inestetismi che ne derivano. Molto nota è anche la sua azione protettiva della vista. Grazie alla sua combinazione di antiossidanti e antibatterici, i mirtilli sono utili nel combattere e prevenire cistiti, gastroenteriti, prostatiti e uretriti; il succo puro di mirtillo rosso poi, bevuto la sera prima di dormire, aiuta a tenere lontani i batteri e a prevenire le infezioni alle vie urinarie.
Il mirtillo si coltiva in suoli poco profondi (30-40 cm), ben drenati, ricchi di sostanza organica; questa specie di frutta fresca è inoltre esigente nei confronti della reazione del terreno.  Con un buon processo di lignificazione in autunno, la pianta di mirtillo mostra un’alta resistenza al freddo (anche fino a -30°C), mentre, durante la maturazione, richiede temperature elevate per una buona qualità dei frutti e per il contenuto degli zuccheri che altrimenti non raggiunge livelli ottimali. Queste condizioni suggeriscono di non spingersi con la coltivazione e la produzione di mirtilli oltre gli 800 metri s.l.m. Nei confronti della luce è importante un’ottima esposizione che, favorendo l’induzione a fiore, aumenta la produzione.

  • MORA: Appartengono alla famiglia delle more sia quelle di rovo (nome botanico: Rubus fruticosus), di colore nero o a volte rosso, sia quelle di gelso, tipicamente rossastre.
  • MORA DI ROVO: Le more di rovo crescono spontanee in tutta Europa, ed è facile trovarle nelle nostre campagne e nei boschi, solitamente lungo il bordo delle strade. Si tratta di un arbusto vigoroso che, come il lampone, appartiene alla famiglia delle Rosacee. La mora è diffusa spontaneamente in tutta l’Eurasia ed in America. Esattamente le more sono i frutti del gelso, di colore viola scurissimo-nero, se vengono coltivate, mentre la qualità selvatica di rovo può avere una colorazione sia nera che rossa. Il rovo è un vigoroso arbusto caratterizzato da una ceppaia perenne a rami biennali; ogni anno dal ceppo vengono emessi vigorosi polloni, che possono raggiungere la lunghezza di 5 m e che nell’anno successivo porteranno alla produzione di more. I fiori sono riuniti in infiorescenze ed hanno cinque petali bianchi. In Italia esistono allo stato spontaneo oltre 40 specie di rovo anche se, negli impianti specializzati, sono presenti solo le varietà senza spine di Rubus fruticosus. In base al portamento dei germogli distinguiamo tre tipi di cultivar: a portamento eretto, semi-strisciante e strisciante; le cultivar più coltivate tuttavia sono quelle che appartengono al tipo semieretto.

Botanicamente il frutto del rovo è una mora, costituita da un insieme di drupeole il cui colore, come accennato, varia dal rosso scuro al nero. L’epoca di maturazione di questi frutti freschi varia generalmente da luglio a settembre.
La mora predilige terreni di medio impasto, con un livello medio di sostanza organica, poveri di calcare, a reazione subacida (pH 6-6,5) e con un buon drenaggio; questa specie risulta comunque più tollerante del cugino lampone nei confronti di pH e calcare. Infatti il rovo di more può essere coltivato fino ad una quota di 800-900 metri s.l.m, meglio se ben esposto al sole per evitare maturazioni incomplete. Sono da evitare, per la produzione delle more, anche impianti di rovi in zone troppo ventose.
Le more sono ricche di vitamine C, vitamina E e fibre; contengono inoltre molti sali minerali come il potassio, il manganese, il magnesio, il fosforo ed il calcio. Le more risultano leggermente lassative e svolgono un azione depurativa del sangue, regolano gli effetti della sudorazione e della perdita di sali minerali, combattendo la debolezza fisica. Il loro sciroppo è ottimale anche nei disturbi infiammatori di tonsille e gengive, e delle affezioni della bocca in generale.

  • MORA DA GELSO:. Il gelso anticamente era coltivato proprio per il suo frutto mangereccio; in seguito, dalla fine del primo millennio, la sua importanza si legò invece sempre più all'allevamento del baco da seta, al quale forniva nutrimento tramite le foglie. Il gelso, generalmente nero, fu affiancato poi dal gelso bianco verso la metà del '500. Fino al secolo scorso ogni famiglia contadina possedeva o lavorava filari di gelsi per allevare i bachi, e quindi disponeva di una notevole quantità di more.

Le more di gelso, rispetto alle more da rovo, presentano frutti di colore biancastro o nero violaceo, a seconda se il frutto appartenga al moro da gelso bianco o al moro da gelso nero
Il frutto è simile alla mora da rovo, ed è grosso, nero, lucido, acidulo e molto succoso, mentre il frutto del moro bianco è più piccolo e meno saporito. 
Oggi, in seguito all'abbandono dell'allevamento del baco da seta la cui produzione è stata sostituita dalle fibre artificiali, la mora da gelso è decisamente meno disponibile. Eppure già in antichità si conoscevano le virtù e le proprietà benefiche delle more da gelso: già Orazio ne suggeriva il consumo grazie al forte potere energetico, mentre Gargilio Marziale insegnava a trarre dal frutto un potente medicamento contro i mali della bocca, dei denti, delle fauci e delle arterie. La medicina popolare consigliava invece lo sciroppo di more quando era necessaria una azione astringente ed antinfiammatoria, mentre le foglie avevano proprietà febbrifughe. I frutti del gelso bianco, più piccoli e meno saporiti, venivano essiccati per ricavarne una farina dolcificante.

  • RIBES (nome botanico: Ribes nigrum, R. rubrum, R. vulgare). Si tratta di un cespuglio fruttifero appartenente alla famiglia delle Saxifragacee. Vi sono tre tipi di ribes coltivati: bianco, rosso e nero. I primi due, avendo qualità organolettiche superiori (rapporto acidi-zuccheri), sono maggiormente destinati al consumo fresco, mentre il ribes nero risulta principalmente destinato alla trasformazione per il sapore eccessivamente aromatico che lo rende poco adatto al consumo fresco. La pianta è un cespuglio fruttifero che può raggiungere un’altezza di 1-3 m, con una buona capacità pollonifera e un apparato radicale superficiale concentrato nei primi 30 cm di profondità.

I fiori del ribes hanno cinque petali di colore variabile, mentre il frutto è una bacca riunita in grappoli di diversa lunghezza a seconda della specie.
La pianta di ribes ben si adatta ai vari tipi di terreno anche se quelli soffici, ricchi di humus e ben drenati, danno in generale risultati migliori. La reazione ottimale per lo sviluppo è leggermente acida (pH 6.2-6.7). Le piante, nei terreni poveri, portano frutti più aromatici e profumati,penalizzando le rese che risultano molto basse. Il ribes è inoltre molto resistente ai freddi invernali (soprattutto il ribes rosso), quindi può essere coltivato anche a quote alte, meglio se mediamente soleggiate. E’ necessario prestare attenzione agli abbassamenti termici in fioritura per problemi di cascola dei frutticini. Il ribes viene generalmente raccolto da giugno ad agosto; la  variante gialla della pianta di ribes è altresì conosciuta come uva spina, ed è ricca di acido citrico e pectina, come anche di vitamine e sali minerali. Il ribes nero ha invece proprietà antinfiammatorie ed antiallergiche.
Il ribes ha un sapore più acidulo che dolce, ma è ottimo nella preparazione di tisane diuretiche: le bevande a base di ribes sono infatti un toccasana contro la fatica e lo stress. Avendo inoltre un alto contenuto di vitamina C, il ribes è indicato nei casi di artrite e disturbi del fegato. I suoi germogli sono utilizzati nella preparazione del famoso Cassis.

  • UVA SPINA (nome botanico: Ribes grossularia) Si tratta di un cespuglio appartenente, come per il ribes, alla famiglia delle Saxifragacee: questa specie di frutta fresca è infatti comunemente conosciuta anche con il nome di ribes giallo. Questa specie è principalmente diffusa a livello famigliare o in impianti di limitate dimensioni, e spesso l’uva spina viene coltivata assieme ad altri piccoli frutti, come lampone e mirtillo, con lo scopo di rendere più ampia l’offerta nelle confezioni miste.

La pianta è un piccolo cespuglio, che può raggiungere un’altezza di 1.5 m, con germogli dotati di spine; gli arbusti di uva spina sono però meno vigorosi del ribes. I frutti, come per il ribes, sono delle bacche di forma sferica o ovale, dalla superficie più o meno liscia. In base al colore si distinguono tipologie di uva spina a bacca verde, gialla e rossa. La polpa è croccante, di sapore dolce e leggermente acidula.
I frutti dell’uva spina possono essere destinati sia al consumo fresco che alla trasformazione.
L’uva spina preferisce terreni ricchi di sostanza organica, dalla reazione leggermente acida (pH 6-6.5), di medio impasto e ben drenati. Sono da evitare terreni troppo sabbiosi e di scarsa fertilità, come per la produzione dei frutti di bosco in generale. Come per le piante degli altri frutti minori, anche la pianta di uva spina è molto resistente ai freddi invernali e predilige esposizioni non eccessivamente soleggiate.
L’uva spina è apprezzata per i suoi frutti appariscenti e ricchi di sali minerali, con un buon tenore di vitamina C. La raccolta dell’uva spina va da fine giugno a fine luglio a seconda della varietà scelta; la raccolta dell’uva spina è però ostacolata, come si desume dal nome della pianta, dalle lunghe spine.
L’epoca di raccolta fra le diverse varietà di uva spina non presenta grandi differenze; quasi tutte le varietà di uva spina sono sensibili allo zolfo (in polvere e bagnabile) e all’oido: queste sostanze producono infatti sulla pianta un’azione fitotossica che provoca l’arresto della vegetazione e la cascola delle foglie. Per combattere l’oidio devono essere usati prodotti antiodici specifici sintetici. Poiché l’uva spina è facilmente soggetta al mal bianco, è preferibile scegliere varietà resistenti o tolleranti la malattia, come la varietà di uva spina Colossale verde.

I frutti di bosco in generale, e parte delle piante da cui derivano, sono largamente impiegati in vari settori del commercio: piccoli e colorati, essi sono utilizzati più diffusamente in cucina, per la guarnizione di torte e dolci, per aromatizzare liquori, nella preparazione di succhi di frutta, cocktails e yoghurt, ma vi è anche un abbondante utilizzo dei frutti di bosco in erboristeria e nelle preparazioni galeniche.
I frutti di bosco si rivelano inoltre un ottimo espediente per far mangiare più frutta ai bambini, grazie al loro aspetto, alle loro dimensioni e al loro sapore generalmente dolce. Grazie al loro basso contenuti calorico, infine, sono accessibili a tutti, e sono specialmente indicati nelle diete ipocaloriche. L’unica cautela riguarda il consumo delle fragole di bosco per quei soggetti particolarmente sensibili: stimolando l’organismo a rilasciare istamina, le fragole di bosco, se consumate in dosi massicce, potrebbero favorire episodi simil-allergici, caratterizzati da orticaria e prurito.

Essendo frutti ad elevata deperibilità, se ne consiglia il consumo immediato dopo l’acquisto, per beneficiare al meglio di tutte le proprietà caratterizzanti i frutti di bosco.

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